Care Impertinenti, oggi Alessia vi parla di Isola di neve di Valentina D'Urbano, uscito a settembre per Longanesi. 
Una volta terminata l'ultima pagina, le ci sono voluti cinque minuti per comprendere che aveva terminato il romanzo, cinque minuti per capire che la storia di Andreas, Neve, Manuel ed Edith era finita. Cinque minuti e, mentre l'acqua della pasta incominciava a bollire, è scoppiata in lacrime - come le capita con ogni singolo romanzo di Valentina D'Urbano.

Genere: Narrativa
Casa editrice: Longanesi
Data di Uscita: Settembre 2018
Prezzo: € 19.90

Sinossi: 2004. A ventotto anni, Manuel si sente già al capolinea: un errore imperdonabile ha di­strutto la sua vita e ricominciare sembra impossibile. 
L’unico suo rifugio è Novembre, l’isola dove abitavano i suoi nonni. Sperduta nel mar Tirreno insieme alla sua gemella, Santa Brigida – l’isoletta del vecchio carcere abbandonato –, Novembre sembra il posto perfetto per stare da solo. Ma i suoi piani vengono sconvolti da Edith, una giovane tedesca stravagante, giunta sull’isola per risolvere un mistero vecchio di cinquant’anni: la storia di Andreas von Berger – violinista dal talento straordinario e ultimo detenuto del carcere di Santa Brigida – e della donna che, secondo Edith, ha nascosto il suo ine­stimabile violino. L’unico indizio che Edith e Manuel hanno è il nome di quella donna: Tempesta.

1952. A soli diciassette anni, Neve sa già cosa le riserva il futuro: una vita aspra e miserabile sull’isola di Novembre. Figlia di un padre violento e nullafacente, Neve è l’unica in grado di provvedere alla sua famiglia. Tutto cambia quando, un giorno, nel carcere di Santa Brigida viene trasferito uno straniero. La sua cella si affaccia su una piccola spiaggia bianca e isolata su cui è proibito attraccare. È proprio lì che sbarca Neve, spinta da una curiosità divorante. Andreas è il contrario di come lo ha immaginato. È bellissimo, colto e gentile come nessun uomo dell’isola sarà mai, e conosce il mondo al di là del mare, quel mondo dove Neve non è mai stata. Separati dalle sbarre della cella, i due iniziano a conoscersi, ma fanno un patto: Neve non gli dirà mai il suo vero nome. Sarà lui a sceglierne uno per lei. 

Sullo sfondo suggestivo e feroce di un’isola tanto bella quanto selvaggia, una storia indimenticabile. Con la travolgente forza espressiva che da sempre le è propria, Valentina D’Urbano intreccia passato e presente in un romanzo che esalta il valore e la potenza emotiva dei ricordi, e invita a scoprire che, per essere davvero se stessi, occorre vivere il dolore e l’amore come due facce di una stessa medaglia.




Il libro segue due storie parallele in due momenti storici differenti: quella di Neve e Andreas durante il secondo dopoguerra e quella di Edith e Manuel nei primi anni duemila. Tutto ruota attorno a un mistero, nel primo caso l'arrivo di un nuovo detenuto dal continente, nel secondo la ricerca del violino perduto del violinista Andreas Von Berger. Unici punti in comune: l'isola di Novembre e il carcere di Santa Brigida.

«Ce li hai diciotto anni» stabilì Andreas dopo un po'. Aveva cambiato tono, non sembrava più prenderla in giro. La guardava con attenzione, come non l'aveva mai guardata nessuno.
«Da lontano sembri molto più piccola, ma da vicino si vede.»
«E da cosa lo vedi?» domandò lei, senza civetteria. Lui se ne accorse. Era solo curiosa.
«Dallo sguardo» rispose. «Hai gli occhi molto duri, ragazza.»

Neve è una ragazza fuori dal comune e lo capiamo subito. È dura come l'isola che l'ha forgiata, è incrollabile anche davanti alla continua violenza del padre, un ubriacone che non sa prendersi cura della famiglia. Questo compito spetta a lei, che a diciotto anni, invece di pensare a maritarsi, si alza presto e va a lavorare in barca, come un uomo. Sa qual è il suo ruolo, sa cosa aspettarsi dalla vita, sa che nascerà e morirà a Novembre. Non ha speranze per il futuro.
Incontra Andreas in una delle sue spedizioni segrete e vietate al carcere di Santa Brigida. Lei è lì mentre lui viene portato all'interno della struttura. È un gioco di sguardi all'inizio, niente di più. Uno sguardo incuriosito. Un sorriso. Un saluto. Un saluto di rimando. Inizia così.
Neve lo sa che se un uomo finisce a Santa Brigida significa che ha ucciso qualcuno, ma la curiosità è più forte.

«Ah. Ti ha fatto paura?» tentò di scherzare Neve. Imma rimase seria.
«Sì. Un po'.»
«E perché?»
«Perché è tanto bello. E perché ti ha guardato.» […]
«Come mi ha guardato?»
«Come uno che ha visto una cosa bella e se la vuole prendere. Sembrava interessato. [...]»

E così i due iniziano a costruire un legame, entrambi affamati di quello che l'altro può dare loro. Neve è curiosa riguardo a tutto quello che lui le racconta del continente, mentre per Andreas lei è l'unico contatto con l'esterno, con la libertà. Ed entrambi incominciano a nutrire un sentimento di speranza per quello che potrebbe riservare il futuro.

Parallelamente alla loro storia, Manuel scappa sull'isola della sua infanzia, Novembre. Ha 28 anni e non sembra avere più speranze per il futuro. Gli è successo qualcosa di brutto, qualcosa legato alla sua ragazza e all'alcool ed ha sentito il bisogno di scappare. E, come sappiamo, l'unico posto in grado di ospitare uomini e donne senza speranza è proprio l'isola.
Qui incontra una ragazza tedesca, Edith. Lei a Novembre non è fuggita, ma è voluta venirci per risolvere un mistero legato ad uno dei violinisti più talentuosi di Dresda ma ormai dimenticato, Andreas Von Berger.
Troverà un aiuto in Manuel, ma lei a sua volta lo aiuterà nella sua lotta contro se stesso.

Come sempre, le storie di Valentina D'Urbano sono storie dure, difficili da digerire, vicende che ti rimangono sottopelle anche dopo la fine della lettura. Questi personaggi così veri, così reali, sembrano essere stati masticati, sputati e poi calpestati dal mondo, come se avessero una sola colpa da espiare: essere nati.
Manuel e Andreas sono due uomini lontani nel tempo ma simili per una cosa: cercano un perdono che sembra essere introvabile e non meritato. E lo cercano da Edith e da Neve perché sanno che possono sopportare.

«[…] Un uomo ha bisogno di una cosa sola nella vita. Ha bisogno di qualcuno che continui costantemente a perdonarlo. E tu mi devi fare questo favore. Tu mi devi perdonare. Per tutta la vita, bambina. Mi devi perdonare per quello che ho fatto.»

Consiglio la lettura di questo libro, ma non aspettatevi una storia a lieto fine. Un lieto fine non c'è, non per tutti. Ci sono solo personaggi così vivi da rimanerti impressi nell'animo.

Ancora adesso, dopo aver chiuso il libro da quasi due giorni, vedo Neve in piedi, con il viso verso il mare e gli occhi puntati sulla finestra di Andreas, mentre Manuel e Edith, uno accanto all'altro, osservano nella stessa direzione.


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