Genere:Giallo
Casa editrice: Newton Compton
Data di Uscita: 29 novembre 2012
Prezzo: 12.00

Sinossi:Quando il procuratore distrettuale Markham invita Philo Vance a trascorrere con lui un periodo di vacanza nella splendida tenuta del vecchio Carrington Rexon, Vance sospetta subito che quello sia un invito interessato: forse il vecchio Rexon si trova in una situazione difficile, e desidera avere presso di sé un buon investigatore. Vance non s'inganna: come Markham sa bene, la splendida collezione di smeraldi di Rexon è in grave pericolo... Naturalmente Vance accetta l'invito, e presto si trova a dover risolvere uno dei casi più intricati della sua lunga carriera. È questo l'ultimo romanzo portato a termine da Van Dine, ed è considerato uno dei più impeccabili.


“Il corpo di Benson era reclinato sulla poltrona in una posa così naturale che ci saremmo aspettati di vederlo voltarsi a chiedere perché ci eravamo introdotti arbitrariamente nella sua intimità”.

Con questa recensione facciamo un salto nel passato, negli anni 20 del 900, per conoscere uno degli autori decisivi nella storia del giallo e, in particolare, del giallo psicologico.

Il genere “giallo”, in tutte le sue sfaccettature e varianti, mi attrae molto, ma preferisco prenderlo a piccole dosi e muovermi con una certa reverenziale cautela: comprende così tanti sottogeneri che non mi sento proprio di affermare di conoscerlo… questa specie di rispettoso timore è aumentato notevolmente in me quando, qualche mese fa, ho conosciuto questo strampalato detective, Philo Vance, che mi ha letteralmente aperto un altro mondo su questo genere letterario.

Abituata ai romanzi di Camilleri e del suo Montalbano (che amo e continuerò ad amare nei secoli dei secoli), pensavo di saperne qualcosa di gialli, omicidi, colpevoli, prove ecc. ecc. Poi, grazie ad un mio amico, ho conosciuto MR. W. Hantinton Right, in arte S. S. Van Dine, nato nel 1888 e morto nel 1939, autore dei dodici romanzi che hanno per protagonista Philo Vance. Ma… chi è Vance? E’ un esteta, un uomo ricco, colto, eccentrico… un dandy un po’ saccente ed a tratti antipatico, ma estremamente intelligente e curioso. Ed è proprio questa sua infinita curiosità che mi ha affascinata sin da subito! Mi ha colpita questo suo non fermarsi alle apparenze, ai fatti nudi e crudi, questa sua caparbia volontà di comprendere l’animo umano e le dinamiche sottili che stanno dietro a ogni comportamento, ad ogni minimo gesto conscio o inconscio. Ed è proprio attraverso un’attenta, pedante, minuziosissima analisi psicologica che Vance risolve i casi che gli si prospettano davanti.

“La strana morte del Signor Benson” è il primo romanzo di Van Dine, quello da cui prende il via la carriera da detective di Philo Vance. In realtà il nostro caro critico d’arte se ne stava bello tranquillo nel suo salotto, a far colazione col maggiordomo e l’amico-avvocato personale quando un altro suo amico, Marcham, il procuratore distrettuale di New York, ricordando il desiderio espresso da Vance di capire come funzionasse il meccanismo di indagine della polizia, gli propone di accompagnarlo sul luogo di un delitto. Un delitto, quello di Alvin Benson, apparentemente inspiegabile, come tutti quelli che, in seguito, occuperanno la mente e le giornate di Philo Vance. L’indagine è raccontata, con dovizia di particolari, in prima persona proprio dal fido avvocato Van Dine, che accompagna Vance a tutti gli incontri con la polizia, il procuratore, i sospettati ecc. riportandone una dettagliata cronaca scritta per futura memoria. Il bello di questa, come delle successive indagini di Vance, è che al lettore sembra sempre di aver capito chi potrebbe essere il colpevole, ma questa convinzione viene sempre smontata abilmente dai ragionamenti di Vance, che al principio possono apparire pesanti e farraginosi, ma poi, col proseguire della storia, risulteranno così chiari da apparire lampanti. E ti ritrovi a chiederti: ”Ma come ho fatto a non capirlo subito?”.

Non so se si sia capito, ma Van Dine mi piace molto… oltre a questo ho letto altri due romanzi di Philo Vance e, nonostante mi sia impegnata, non sono mai riuscita a capire chi fosse il colpevole prima degli ultimissimi capitoli.

Qualche piccola annotazione tecnica: lo stile non è proprio immediato, ma comunque scorrevole, il linguaggio non è ostico, ma spesso è intriso di dissertazioni colte, letterarie e soprattutto artistiche. Non dimentichiamo, infatti, che il protagonista è un esteta, un critico d’arte, inoltre lo stesso autore si è occupato d’arte nella sua vita.

Si sentono, nei libri di Van Dine, le influenze dei giallisti precedenti e contemporanei, Doyle e Poe in testa, di cui l’autore era assiduo lettore ed esperto conoscitore.

Ora, ammetto che per leggere Van Dine ci sia bisogno di tempo, attenzione e concentrazione costante per seguire passo passo le sue elucubrazioni… oltretutto mi rendo conto che Vance potrebbe risultare… ecco… non proprio simpatico… ma vi assicuro che ne vale la pena! Se lo leggerete, fatemi sapere se vi è piaciuto e se volete che continui a parlarvi dei romanzi successivi!

A questo libro darò 4/5 perché nel prosieguo della saga c’è un romanzo che merita 5! ;)



SHARE 0 comments

Scrivi un commento

COPYRIGHT © Le Lettrici Impertinenti · DESIGNED BY CATNIP DESIGN