Buon sabato amici!
Questa settimana il nostro cinefilo impertinente è andato al cinema e oggi ci parlerà di C'ERA UNA VOLTA A... HOLLYWOOD, il nono film diretto dal visionario Quentin Tarantino.
Tarantino c'è chi lo ama e chi lo odia. Personalmente lo amo però ammetto che alcuni suoi film non mi hanno particolarmente convinta.
Come sarà questa sua nuova pellicola?



Genere: Commedia - Drammatico
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Produttore: Quentin Tarantino, David Heyman, Shannon McIntosh
Produttore esecutivo: Georgia Kacandes, Yu Dong, Jeffrey Chan
Fotografia: Robert Richardson
Montaggio: Fred Raskin
Effetti speciali: John Dykstra
Scenografia: Barbara Ling

Costumi: Arianne Phillips
Attori: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Al Pacino, Timothy Olyphant, Emile Hirsch, Zoe Bell, Dakota Fanning, Kurt Russell, Damian Lewis, Michael Madsen, Luke Perry, Julia Butters, Clifton Collins Jr., Scoot McNairy, Nicholas Hammond, Maurice Compte, Damon Herriman, Lew Temple, Margaret Qualley, Spencer Garrett, Austin Butler, Mike Moh, Rafal Zawierucha, Lena Dunham
Anno: 2019
Paese: Gran Bretagna, USA
Produzione: Heyday Films
Distribuzione: Sony Pictures Entertainment


Sinossi: È il 1969, l’attore sull’orlo del fallimento Rick Dalton è impegnato sul set come comparsa nell’ennesimo episodio pilota, bloccato in un’aspirale di depressione ed alcolismo è sostenuto solo dallo suo stunt-man e migliore amico Cliff Booth, quando scopre che proprio a fianco a casa sua si sono trasferiti Roman Polanski e la moglie Sharon Tate.




La sensazione che ho provato uscendo dal cinema è stata una novità: ero seriamente combattuto fra “si, è un bel film” e il “è un film del cavolo”; la cosa curiosa è che mentre normalmente riesco sempre a trovare una via di mezzo, questa volta il conflitto è rimasto aperto e immutato per parecchio tempo prima che riuscissi a capire perché non riuscivo a decidermi. 


Ora però iniziamo a parlare un po’ della trama.
In questa pellicola Tarantino ci racconta la storia di Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), un attore in lento declino, che passa da essere il protagonista di diverse serie tv a fare la comparsa come cattivo negli episodi pilota di recenti produzioni. Insomma, quello che capita normalmente a un attore quando la sua carriera è sul finire. Rick è sempre accompagnato dal suo stunt-man (Brad Pitt) che però ormai gli fa’ più che altro da autista e tutto fare oltre che essere il suo migliore, e unico, amico. L’esistenza di questi personaggi di fantasia viene collocata nel 1969 all’interno della vita di Sharon Tate e del marito Roman Polanski che nel film sono i vicini di casa di Rick.


Ora, la pellicola dura due ore e quarantacinque minuti, molti dei quali in realtà passati nel nulla. Ed è qui che secondo me avviene la scissione: la prima ora e mezza del film scorre noiosa, con dialoghi ripetitivi e poco o nulla che attiri l’attenzione. I personaggi sono fermi all’interno del loro bozzolo, senza speranza di uscirne ed evolversi in qualcosa di migliore. I continui spezzoni di vecchie serie tv americane degli anni ‘60, vere e finte, rallentano in modo incredibile la trama. Insomma, per capirci bene: capita fin troppe volte che la telecamera inquadri un televisore che trasmette uno spezzone di episodio di una serie tv dell’epoca e vi rimanga fissa per diverse decine di secondi (che a volte mi parevano minuti). Ovviamente questi spezzoni di episodi non sono tradotti, quindi tocca pure guardarseli in lingua originale. Ed è qui che ho pensato “questo film è una cavolata”.


Poi all’improvviso il cambio di rotta. Quando ormai la speranza di vedere un buon film è più sottile di quella che l’ennesimo assegno bancario di un vostro cliente moroso sia coperto, la trama svolta e si fa interessante.
Non voglio certo raccontarvi che succede, lungi da me spoilerare, ma finalmente i pezzi iniziano a incastrarsi e il film si fa più avvincente in un crescendo di attenzione fino al botto finale.


Ed è grazie a quest‘ultima oretta scarsa di film che ho iniziato a pensare “si, è un bel film”.
Sugli attori non mi esprimo, voglio dire: avete visto tutti il cast? Non c’è molto da aggiungere se non che sono dei veri giganti. 
Insomma, per tirare le conclusioni non mi resta che dire che Tarantino è fatto così: a lui gli si perdona tutto, anche un 70% di tempo perso pur di potersi godere un finale come questo.

Voto: 3.5
L’amichevole GM di quartiere.
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