Care Impertinenti, 
oggi finalmente vi posso parlare di Un altro (d)anno di Valentina Tomirotti!


Genere: Autobiografico
Casa editrice: Mondadori Electa
Data di Uscita: Marzo 2019
Prezzo: € 17.90

Sinossi: Da novembre, mese in cui Valentina urla il suo primo vagito, a ottobre: un anno al contrario. La nascita, l’infanzia, la scuola, la famiglia, le gioie, gli amori, il sesso e un po’ di dolori. Né un diario, né un calendario, dodici mesi che parlano di una vita vissuta comodamente seduta su quattro ruote. Nessun caso clinico, solo la narrazione vivida e impertinente di una vita che incontra ostacoli a volte più imponenti delle barriere architettoniche, cercando di rendere stabile qualcosa che è nato in bilico.
Non un’autobiografia, ma il racconto di dodici mesi lunghi trentasei anni. Un lunario un po’ lunatico e ribelle, tutto da inventare, da sfogliare o forse da spingere, come le ruote di Valentina. “È sempre stata una questione di ruote, della loro grandezza: il loro raggio, l’ampiezza delle mie azioni che cambiavano a ogni pit-stop di crescita. Le ruote sotto al sedere, le ruote in testa, ma soprattutto le ruote che mi portano lontano perché ho sempre bisogno di scappare, andare, un moto a luogo qualsiasi, perché la noia è la mia ombra.”
Siamo troppo abituati a considerare la disabilità come la diretta conseguenza della malattia. Invece no, la malattia è un modo diverso di passeggiare nella vita. La malattia è come la verdura: prima accetti di mangiarla tutta, prima starai meglio e finirà la punizione.
Un altro (d)anno è il racconto sfacciato di come si può mangiare la verdura sapendo poi di assaggiare anche un uovo di Pasqua anonimo, con una sorpresa da montare e smontare giorno dopo giorno. A volte scappa un “wow!”, a volte è solo un pieno di cioccolata che diventerà un brufolo sfrontato, spuntato al posto giusto in un momento sbagliato.




«Questa è la storia di una donna che nonostante i mezzi pesanti che rallentano la corsa e probabilmente bloccano il traffico, si è sempre fatta un discreto mazzo per poter essere felice.»


Non un diario, non una vera autobiografia e neanche un’agenda. Un altro danno di Valentina Tomirotti è un libro prezioso, è come un’amica che ti racconta di sé con un flusso di pensieri continuo e come unica linea guida i 12 mesi dell’anno. Valentina è nata con la displasia diastrofica, una patologia che non le permette di camminare. Ed è da qui che l’autrice inizia a raccontarci chi è. Partendo da novembre, mese in cui è venuta al mondo, ci fa percorrere un anno come Valentina. Non ci racconta in ordine cronologico tutta la sua infanzia, ma semplicemente chi era, chi è e cosa vorrebbe essere. 

«Questo libro non è un diario, non è un’autobiografia: sono 13.140 giorni messi in centrifuga, spremuti e stesi ad asciugare al vento come bandiere, per dire: “io sono qui, sono questa”.»

È la prima volta che trovo un libro così reale e sincero. Si arriva alla fine con tante emozioni diverse, tanto su cui riflettere, ma anche tanta stima per una persona che ha avuto il coraggio di raccontarsi a 360 gradi. Perché questo libro è Valentina Tomirotti. Non c’è niente di nascosto, o di poco approfondito, l’autrice ci ha raccontato tutta se stessa. Ci ha parlato della sua disabilità, di che vuol dire essere disabile, ma anche di come gli altri vedono la disabilità. Ci ha raccontato la sua infanzia, i suoi primi amori, ma ci ha parlato anche della scuola, del lavoro e della famiglia. Valentina si è aperta completamente al lettore, ha spiegato cose le piace, cosa non le piace, le sue paure, i suoi difetti. Ci ha fatto entrare nel suo mondo, nella sua vita. 

«Non sono un genio mancato, non ho altari nascosti da qualche parte, dico che è una vita fattibile, ma non semplice, come molte altre, del resto.»

Con uno stile schietto, ironico e divertente, veniamo risucchiati da Valentina Tomirotti e non vogliamo più lasciarla andare. Perché questo non è un libro commovente e toccante su una persona disabile, è un libro su una persona che ha lottato, lotta e lotterà per avere una vita meravigliosa e felice. È un libro su cui prendere esempio. Valentina è nata con la patologia e invece di crogiolarsi in un angolo a piangere, ha deciso di mandare a fanc*** il destino e a vivere la vita che voleva. E questo libro narra di una donna intelligente, divertente, che non ha peli sulla lingua.

«Ho sempre fatto finta di preferire me stessa, credo si chiami tutele delle chiappe, una crema lenitiva per evitare le bruciature di culo da parte di chi entra o esce dalla mia vita senza chiedere permesso, senza pulirsi i piedi e senza salutare.»

Un libro che fa riflettere. Spesso ci autocommiseriamo per settimane, mesi, anni, per delle stronz***e inutilmente. Questo è uno di quei libri che riporta le priorità della vita nella giusta prospettiva, incita a darsi da fare e non arrendersi. A tirare fuori unghie e denti. Ok la tristezza, ma 2 giorni e poi si ritorna in sella. Bisogna rimboccarsi le maniche e agire, cambiare quello che non ci piace, superare quello che ci ha fatto soffrire e… mandare a quel paese chi non ci merita. Forse tra 3 giorni mi sarò dimenticata di questa riflessione, o forse no. Forse riflettere sul modo di affrontare la vita con gli occhi di qualcuno che non si conosce, ma che si è impegnato a mostrare se stesso, avrà effetti a lungo termine. Forse Valentina, con la sua ironia e gioia di vivere, lascerà davvero il segno dentro ognuno di noi.

«Cosa fai nella vita?»
«Aspetto il treno giusto.»
«E poi?»
«Poi salgo e mi siedo nel posto sbagliato.» #perdire

Non so davvero che altro dire, è un libro che ha tanto da raccontare e che solo leggendolo potrete capire come mi sento in questo istante. 


Valentina (ti sto dando del TU perché non posso darti del LEI dopo aver letto questo libro), spero di incontrarti, conoscerti, ridere con te e abbracciarti (sì, lo so, non vuoi abbracciare chiunque, ma la scienza dice che abbracciare 20 volte al giorno fa bene all’umore). Grazie. Grazie per averci raccontato chi sei.



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