Nel ghetto di Varsavia vivevano 400.000 ebrei. Solo uno su cento riuscì a sopravvivere. Questo romanzo si basa sulla storia vera di Misha e Sophia, e sul diario di uno dei più grandi uomini dell'epoca: il dottor Janusz Korczac. 
Ecco la recensione di Simona a IL DOTTORE DI VARSAVIA di Elisabeth Gifford, in libreria dal 16 gennaio grazie a Giunti.

Genere: Narrativa storica
Casa editrice: Giunti
Data di Uscita: 16 gennaio 2019
Prezzo: € 14.90

Sinossi: Varsavia, 1937. Quando Misha, giovane studente ebreo, assiste per la prima volta a una lezione del brillante dottor Korczac, capisce subito che il suo destino è diventare un insegnante. Celebre in tutto il Paese per i suoi rivoluzionari metodi educativi, Korczac - che non si è mai sposato e non ha avuto figli - fa da padre ai 200 bambini che vivono nel suo orfanotrofio, crescendoli all'insegna della comprensione e della libertà di pensiero. Contro il parere della famiglia, Misha si offre come volontario nell'istituto e intanto, proprio sui banchi della facoltà di pedagogia, incrocia lo sguardo limpido di Sophia, una bellissima studentessa che condivide i suoi sogni. Finché un giorno uno striscione minaccioso compare sull'ingresso: ''Via gli ebrei dall'università''. Le lezioni del dottore si interrompono bruscamente, e mentre un muro di mattoni separa il ghetto dal resto della città invasa dai nazisti, Misha e Korczac rischiano ogni giorno la vita per procurarsi scorte di cibo e garantire la sopravvivenza ai bambini. 

Quando i venti di guerra travolgono Varsavia, Sophia, che con i suoi capelli biondi può spacciarsi per ariana, è l’unica ad avere una possibilità di fuga. Ma che ne sarà di Misha, Korczac e dei loro bambini?




«Guardate, perfino una piccola candela è più forte dell’oscurità» dice Korczak ai bambini. «Per questo non dobbiamo mai smettere di credere che ogni atto di gentilezza sia più forte del buio.»


Varsavia, 17 Gennaio 1945.
L’esercito russo si trova sulla sponda della Vistola, controlla Varsavia e combatte contro i tedeschi. Quando attraversa il fiume ghiacciato ed entra nella capitale della Polonia, gli unici ad attendere i soldati sono macerie, palazzi distrutti e cecchini tedeschi morti congelati. Non è più rimasto nulla della vecchia Varsavia e il soldato Misha, polacco ebreo, non riesce a controllare le lacrime.

 Non c’erano cecchini ad attenderli, ma quel silenzio innaturale gli faceva accapponare la pelle. Una paura atavica addensava l’aria. Qualcosa di maligno incombeva sulla città, nella penombra di quel mattino invernale. Solo i morti dovrebbero sostare agi inferi. 

Varsavia, 1937.
Misha è un ebreo polacco che frequenta l’università e lavora presso l’orfanotrofio del Dottor Korczak;
Ha un colpo di fulmine quando vede Sophia, una ragazza dai capelli chiari, occhi limpidi azzurri e labbra carnose. Misha non la rivede per diverso tempo, finché una sera a una festa viene finalmente presentato alla ragazza. I due iniziano a parlare e ben presto si innamorano. 
Quando i tedeschi invadono la Polonia, Misha e Sophia sono costretti a viaggiare verso Lwow. 

Nell’estate del 1940, Varsavia è piena di tedeschi e gli ebrei sono sempre più emarginati. Il Dottor Korczak riesce a convincere un commissario tedesco (affascinato dalla filosofia sull’infanzia del dottore) a far sistemare le dacie per i bambini a Mala Rosa per il campo estivo, e fa addirittura arrivare un camion pieno di provviste. 
Con l’arrivo dell’inverno tutto cambia: a Varsavia i tedeschi creano un vero e proprio ghetto e tutti gli ebrei sono obbligati a lasciare le loro case. Anche i piccoli bambini dell’orfanotrofio sono costretti a trasferirsi in un altro palazzo, ma Pan Doktor e Stefa, la sua migliore amica, con cui ha già subito un invasione tedesca in passato e ne sono usciti incolumi, fanno in modo che i bambini possano avere le loro routine. 

Posso darvi una cosa sola: il desiderio di una vita migliore, una vita di verità e giustizia. Anche se oggi può non esistere, potrà arrivare domani. Janusz Korczak

Nel 1941, a Lwow, Misha e Sophia si sposano, ma la loro felicità viene presto compromessa dall’arrivo dei tedeschi. Gli ebrei iniziano a essere uccisi nelle strade e i due innamorati decidono di ritornare a Varsavia. 
Al loro arrivo non trovano un ghetto a proteggerli, ma una prigione. Le gente per strada fa la fame e ruba qualsiasi cosa, i bambini sono soli sui marciapiedi senza genitori. L’unico raggio di luce in quel triste ghetto sono i bambini del Dottor Korczak. 

C’è ancora un po’ di amore nel ghetto, e chi ha amore ha tutto!

La situazione per gli ebrei è sempre più critica. L’intera Varsavia ha capito che i treni per Treblinka, riempiti di ebrei e perfino dal Dottore Korczak con quattromila bambini, non vanno verso un campo di lavoro, ma di sterminio. Sophia e Misha inizieranno un lungo viaggio, nella speranza di poter sopravvivere abbastanza a lungo da continuare ciò che Pan Doktor aveva iniziato.

Il Dottore di Varsavia è un romanzo che ti consuma, che ti logora dentro e ti spezza il cuore. Il ricordo della Shoah pesa come un macigno anno dopo anno e questo romanzo l’ha accentuato. Tra le righe si legge di un mondo crudele, di sofferenza e di dolore dagli occhi di bambini e di chi ha dedicato il resto della propria vita a loro. I bambini sono la speranza di un futuro migliore, di una vita che prosegue e la loro importanza viene ribadita capitolo dopo capitolo.

La scrittura è fluida, ogni capitolo è ben descritto dai vari punti di vista dei protagonisti… sia degli adulti che dei più piccoli. La descrizione delle vie e piazza di Varsavia sono accurate e ricche di particolari. Mi è piaciuto molto vedere un accenno di futuro 1945 per poi raccontare la storia esattamente dall’inizio, nel 1937; così facendo l’autrice ci fa vedere la devastazione di una città e di un popolo, anno dopo anno.

Consiglio di leggere questo libro perché può insegnare molto, può farci comprendere l’animo gentile dei bambini, ci fa capire che sotto una faccia cattiva c’è sempre del buono, ma soprattutto che c’è speranza. Perché la speranza non deve mai morire!



SHARE 2 comments

Add your comment

  1. grazie per questa segnalazione. Ciao

    RispondiElimina
  2. leggerò sicuramente questo libro per parlarne anche con altri-per sensibilizzare i giovani-per NON dimenticare quanto di terribile l'uomo è stato capace di fare-Per mettere in guardia 'chi non ricorda' in questo periodo pieno di violenze...

    RispondiElimina

COPYRIGHT © Le Lettrici Impertinenti · DESIGNED BY CATNIP DESIGN